ACQUA SANTA

Un disco poetico, coraggioso, rivoluzionario: un disco d’amore.

Di amore come atto di fede, come benedizione. Di amore oltre ogni retorica e luogo comune, sfaccettato e complesso, a volte crudele e faticoso, a volte corroborante, sempre indispensabile.

Acqua Santa è il nuovo album di Francesco Di Bella in uscita venerdì 31 gennaio per La Canzonetta Record.

Anticipato da Che ‘a fa? con Alice (Thru Collected) e Menamme ‘e mmane, Acqua Santa arriva a sette anni di distanza dal precedente O’Diavolo (2018) e ne rappresenta l’altra faccia della medaglia. Dopo aver raccontato ciò che potrebbe dividere, in questo disco infatti l’artista partenopeo, tra le voci e penne più riconoscibili e raffinate del panorama indipendente italiano, vuole parlare di ciò che realmente unisce le persone e salda i rapporti.

L’amore non è un argomento semplice se affrontato senza retorica. È una condizione, in un rapporto, difficile da stabilire, un equilibrio guadagnato con estrema fatica, l’effetto di una pacifica e rispettosa convivenza. Racconta Di Bella. Qui non si affronta il tema dell’innamoramento che a mio parere è solo breve parentesi narcisistica ma l’amore vero, duraturo, quello in grado di sacrificare una buona parte del proprio ego e di elevare i propri rapporti a qualcosa che va al di là del piacere personale e che possa essere utile agli altri.

Otto tracce che segnano l’atteso ritorno di un artista che in trent’anni di carriera non ha mai smesso di evolversi e sperimentare, sia con i 24 Grana – band seminale dell’alt rock italiano da lui fondata – sia nel suo percorso solista, pur rimanendo sempre indissolubilmente legato alla sua lingua, il napoletano, che ha saputo mettere in musica come pochi altri, senza farne mai un limite ma una continua possibilità, affiancandosi sempre a nuove voci e collaborazioni.

La produzione di Acqua Santa ne è un esempio, affidata a Marco Giudici, che ha disegnato e poi scolpito le idee musicali di Francesco in un sound intimo ed essenziale, ispirato ad artisti come Andy Shauf, The National, Kevin Morby, Wilco, Damon Albarn e Jason Molina. Una strumentazione semplice (piano verticale, rhodes, sax, archi) ma di una profonda intensità per plasmare sonorità morbide e delicate, eteree ma al tempo stesso incisive e dense, ariose e a tratti rarefatte ma capaci di entrare sottopelle pur lasciando spazio alla voce e alla poesia delle parole.

A impreziosire ulteriormente l’album, le partecipazioni di Colapesce che presta la sua voce inconfondibilmente sicula al napoletano in Stella che brucia, e Alice del giovane e brillante collettivo napoletano Thru Collected – che ha curato tutto l’aspetto visivo del disco – nel primo singolo estratto Che ‘a fa?.

Acqua Santa è come il mare che abbraccia Napoli: gonfio di una poesia delicata e penetrante, profondo e leggero al tempo stesso. Un album che non si ferma a specchiarsi sulla superficie dell’acqua, ma la racconta in tutte le sue sfumature, dalla bellezza profonda e pacificatrice della bonaccia alle mareggiate e le tempeste che inevitabilmente la attraversano.

Acqua Santa è anche un disco politico. Lo è perché nuota controcorrente, ricordandoci cosa è da considerare come un valore e cosa no. Nel mondo di oggi dominato dall’ individualismo, la condivisione sembra essere un argomento relegato al passato, così come lo spirito di sacrificio e la carità verso gli altri. Conclude Di Bella. Attraverso l’esperienza di un amore domestico, ho voluto porre l’accento su quei sentimenti che possono essere un collante per le persone e ricordare che solo un grande sforzo comune può salvare l’umanità dalle guerre e dalla catastrofe ambientale.

L’album si apre con Che ‘a fa?, in cui Francesco e Alice dei Thru Collected dipingono su una tela sonora ruffiana e frenetica il sogno di un amore puro e sincero, che sia per una persona o per la loro Napoli, una città al tempo stesso crudele e delicata, affascinante e bugiarda. Menamme ‘e mmane racconta invece di un’armonia ritrovata, del rimboccarsi le maniche e risolvere insieme i problemi, del ritrovare una rotta serena e condivisa dopo ogni burrasca. Quella burrasca che viene raccontata con Colapesce in Stella che brucia, in cui si svela il lato più tagliente del vero amore, il momento in cui viene messo alla prova dalle difficoltà della vita, della convivenza, dei nostri egoismi (Ll’ammore è ‘na muntagna ‘e prete e carità, e ‘ngopp’ a tutto ce stai sulo tu / L’amore è una montagna di pietre e carità, ed in cima a tutto ci sei soltanto tu). Il veleno della routine che rischia di sfinire una relazione è il tema anche di Canzoni (Levata ‘sta maschera ll’ammore che da? ‘O tiempo è ‘na vipera ca ha da muzzecà chi dorme cu’ te / Tolta la maschera, che dà l’amor? Il tempo è una vipera che morde chi dorme con te). Ma, come canta N’ata luna, se l’amore è vero, e forte, e puro, allora ritrovare la serenità è possibile, ed è fonte d’ispirazione. Allora è possibile sentirne la mancanza, voler ritrovare il calore di casa dopo aver passeggiato tra ricordi e strade sconosciute, come racconta Miez ‘a via. Senza Parlà invece è un elogio del silenzio, perché a volte le parole servono solamente per nascondere errori e sentimenti. Infine, quasi come un inno religioso, la title track Acqua Santa: questo è l’amore, fonte di vita e di valori che sgorga dalla sorgente più naturale, l’anima.