Sabato 30 settembre 2023 alle ore 11.30, SBA – Sporting Beach Arte, la giovane galleria dedicata all’arte contemporanea sulla spiaggia di Ostia, presenta la mostra personale Emersioni di Giovanni Cimatti, a cura di Roberta Melasecca e accompagnata dai testi critici di Luca Catò e Roberta Melasecca.
In mostra 18 sculture ceramiche che rappresentano la connessione tra la terra – l’argilla con la quale le opere sono realizzate – e l’acqua – il mare da cui esse sembrano emergere.
“La terra vista da dentro il mare si ritaglia in una lente d’acqua, lo sguardo si rifrange dietro la cortina dei cristalli di sale disciolti… Tutto si amplifica, si dilata. Così, da lì sotto, da lì dentro, viene voglia di allungare la mano, di tastare la nitidezza delle forme, di scorrere le superfici: ruvido, liscio, cavità, rilievo, ogni aspetto seduce l’occhio e la mano. Solo chi proviene da un altro mondo, da un altro regno, sa cogliere gli aspetti con cui la natura ha marcato l’asciutto e definito il terrestre; egli, più di altri, ne sente il rapimento, l’incanto. Così, Poseidone, attratto, esce dal cerchio degli abissi: guarda, distingue, usa parole diverse, soprattutto accarezza, inevitabilmente seduce. […] Proprio a lui pensava Giovanni Cimatti mentre progettava queste sue ultime creazioni: leggeva di Nettuno (il Poseidone latino), delle sue amanti d’acqua, ondine, nereidi, e delle numerosissime figlie. Contemporaneamente stava studiando ammirato le magnifiche tavole di Ernst Haeckel, biologo, zoologo, filosofo e artista ottocentesco. Immaginava, quindi, di dare forma a delle specie di creature marine: nuovi organismi animati da un corredo formale dettagliato, ma alleggeriti da un genetica favolistica, mitologica. […] Loro, ora, eccole qui: sono esseri certamente terrestri, con corpi, però, che hanno tutta la memoria del mare: basta appoggiare il palmo sul corpo e si percepisce il riverbero dei flutti, i flussi delle maree, l’intreccio delle correnti. […]”
(dal testo critico di Luca Catò)
“[…] Le opere di Giovanni Cimatti emergono dal pianeta Oceano come concrezioni morbide e voluttuose che prendono le sembianze di organismi mutanti, conchiglie, fossili, coralli, strutture geologiche, in alterazione e trasfigurazione, che conservano le tracce della spuma del mare o del percorso delle onde. Nascono da costituzioni metamorfiche e la tecnica loro impressa le conduce ad un processo inevitabile di riconoscimento e disconoscimento della propria esistenza. Ogni elemento, plasmato quale essere nel mondo, conserva la memoria della terra – dell’argilla – e diventa narrazione delle rimembranze che attraversano le ere, che si susseguono nelle generazioni, e affonda le radici delle sue essenze e dei suoi colori nelle tecniche di chi ci ha preceduto nella vita. In numero ben precisato, levandosi dalle acque, le diciotto sculture ceramiche si adagiano sulla battigia, disposte ed ordinate da un Proteo immaginifico che cavalca le onde e scruta nelle immensità marine. Ed una per una evocano le vicende di ieri, di animali mitologici e creature non troppo lontane dalla realtà: e proprio in questo frangente acquoreo si ritrovano in pensieri ed azioni, modellate e scavate nelle pieghe, convertite in nuovi corpi radicati nel tempo di noi che osserviamo da lontano. Il cielo riflette, mentre l’odore acre del sale si spalma ora come affioramenti biancastri, ora come cristalli purissimi che si solidificano al contatto con l’aria e il sole, ora come interferenze da mondi attigui che sconfinano nel verde delle varietà arboree che abitano le smerigliate dune. Le sculture di Cimatti sorgono dalla luce, approdano sulla sabbia nera memore del passaggio dei vulcani e, nella loro consistenza, conservano intatto il profumo dei sedimenti; appaiono, alternativamente, pelli mosse da assenza di prospettiva e tessuti intrisi dalle profondità delle linee dell’orizzonte e, nel flusso transizionale, mutano aspetti e colori, riflettendo i giallastri granelli di feldspato e quarzo e i prismi verdi dei pirosseni. Su di esse l’artista traccia curve topografiche di superficie isobare che forniscono il rilievo del cielo (cit. Gille Clément) e rileva le impronte di organismi primordiali studiati con il dettaglio macroscopico o misurati con la geometria frattale.”
(dal testo critico di Roberta Melasecca)
Durante il periodo della mostra sono previsti incontri e laboratori: il 26 ottobre alle ore 17.30 l’incontro con l’artista Il Tempo e l’Argilla all’interno di Rome Art Week e il 28 e 29 ottobre il workshop Terre sottili.
Giovanni Cimatti è stato docente all’Istituto d’Arte di Siena, direttore della Scuola di Disegno e Plastica “T. Minardi” di Faenza e docente all’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica di Faenza. Ha iniziato l’attività artistica negli anni settanta sviluppando una personale ricerca sui rapporti fra forma e superficie rielaborando varie tecniche come i decori d’argilla a sangam, il raku, le decalcomanie, le terre sigillate e da anni si interessa anche dell’alta temperatura. È stato invitato in importanti mostre internazionali d’arte ceramica, ha realizzato mostre personali su invito in Belgio, Giappone, Olanda, Korea e Svizzera e ha partecipato a scambi culturali in Francia, Giappone e Germania. Ha lavorato nelle giurie del The Second International Ceramics Art Competition ‘96 in Korea e della II Rassegna Nazionale Biennale di Albisola. Ha realizzato conferenze in Giappone, Korea, Stati Uniti, Francia, Belgio e Svizzera. Ha operato come designer per la “Nuova Ceramica La Faenza”, la SACMI di Imola, FOS di Piero Mazzotti in Faenza e le giapponesi Souzan-Gama e Seizan-Tousha di Toky-City. Collabora con il Laboratorio Giocare con l’Arte del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza e le sue opere sono presenti in vari musei e presenti in pubblicazioni di livello internazionale. Alla fine degli anni novanta sviluppa una nuova metodica di cottura Raku che ha chiamato RAKU DOLCE le cui particolarità sono la bassa temperatura di estrazione dal forno e la leggera fumigazione. Dal 1980 tiene workshop a livello internazionale sull’arte ceramica. Ha realizzato recentemente mostre personali: al Museo d’Arte Contemporanea della Kyungshung University di Pusan in Korea, alla Galleria del Ceratekno di Toki City in Giappone e al Museo Civico Archeologico di Bergamo.